Quando si parla di farmaco si intende solo il prodotto di sintesi, si ritiene che la vera cura si possa fare solo con sostanze chimiche il cui principio attivo è noto ed il suo effetto è sperimentato e testato scientificamente. Questo è il frutto del progresso e dell’avanzamento dell’uomo attraverso la ricerca scientifica. Anche le università sono state prese dallo studio delle grandi possibilità delle nuove molecole hanno trascurato gli insegnamenti consolidati sull’uso di farmaci derivati da piante e solo pochi medici sanno curare con prodotti fitoterapici. Però non tutto è oro quello che luccica.

Si è creduto che grazie alla chimica la malattia potesse essere sconfitta, invece i danni da farmaci stanno rilevando sempre più la loro importanza. La terapia mirata esclusivamente al sintomo da eliminare in modo assoluto, provoca numerose reazioni sfavorevoli che sono oggetto di studio e di preoccupazione diffusa. Adesso sono i farmaci stessi ad essere fonte di nuove malattie, dette iatrogene.

Ecco che accanto ad un massiccio ricorso a farmaci soppressivi c’è la crescita di una sfiducia nel farmaco chimico che porta ad avvicinarsi a terapie naturali meglio tollerate. Si sta riscoprendo che la pianta è più curativa, nel senso che si avvicina maggiormente alle cause profonde del disturbo, infatti il suo insieme di componenti si occupa dei diversi aspetti del male e li attenua in modo più fisiologico.
Dall’altro canto anche la cura con le piante è attualmente più sicura, la sua azione farmacologica è più certa. La tecnologia è entrata anche nel settore delle piante e ha migliorato tutti gli aspetti della filiera produttiva: raccolta, esicazione e conservazione del prodotto. Attualmente la qualità è più garantita sia per i migliori controlli, sia per la legislazione che ha imposto standard di produzione sicuri.

La cura con le piante si impone perciò come terapia rispettosa della natura e dell’ambiente, in sintonia con la storia e le tradizioni e capace di garantire un migliore futuro mantenendo un legame col passato.
Le tradizioni non vengono abbandonate ma sono attualizzate e rese adeguate alla vita moderna dell’uomo del terzo millennio.