RODIOLA UNA PIANTA DI ELITE : monografia della dr.ssa Canossa Roberta


LA PIANTA
La Rhodiola rosea (R. rosea) è una pianta della famiglia delle Crassulaceae, cresce spontaneamente soprattutto nelle fredde zone del nord Europa (Lapponia e Scandinavia) e del nord Asia (Siberia Orientale ed Occidentale) ad altitudini di 3000 / 5000 mt. sul livello del mare, ma si può trovare anche sulle Alpi e sui Pirenei ed in estremo Oriente [5]. La pianta presenta un arbusto di circa 35 centimetri, ben adattato a vivere in zone impervie e rocciose di catene montuose a elevate altitudini. Le piante di Rhodiola rosea sono dioiche, cioè esistono piante maschili e piante femminili [11]. I numerosi fusti di consistenza carnosa nascono da un robusto rizoma. Le foglie sono semplici, spesse, succulente, e tendono al verdazzurro. I fiori sono riuniti in infiorescenze terminali, hanno colore giallo, arancione o rosso (fig. 1) e profumo gradevole che assomiglia a quello di una rosellina, infatti il nome Rhodiola deriva dal greco rhodon = rosa col suffisso -iola e significa appunto “piccola rosa”.

CENNI STORICI
L’uso terapeutico della Rhodiola rosea era molto conosciuto anche in tempi remoti. Ne facevano già uso nell’Antica Grecia, dove è citata col nome “Rodia Riza” nell’illustre testo “De materia medica” (77 d.C.) di Dioscoride, famoso medico greco [9, 15]. Popolazioni antiche siberiane ne tramandavano l’uso di generazione in generazione, considerando la pianta (di cui utilizzavano le radici sotto forma di infuso) un valido aiuto durante i freddi inverni asiatici per aumentare la resistenza fisica, per curare malattie da raffreddamento, per alleviare la depressione e per prevenire malori dovuti alle alte quote. Vi era un detto secondo il quale chi beve regolarmente il suo infuso è in grado di vivere per più di un secolo. Sempre in Siberia, la radice veniva ritenuta un potente stimolante ormonale e afrodisiaco, tanto da rientrare nella formulazione di diverse pozioni d’amore. Era usanza, inoltre, regalare le radici di Rhodiola rosea sotto forma di bouquet alle coppie prima del matrimonio per propiziare la buona salute dei nascituri [10, 15]. I Vichinghi la prendevano come rinvigorente dopo un intenso sforzo fisico. Medici mongoli prescrivevano l’estratto di Rhodiola per il trattamento della tubercolosi e del cancro. Interessatissimi alle sue proprietà per molti secoli gli imperatori cinesi hanno organizzato numerose spedizioni in Siberia orientale con il compito di reperire i luoghi in cui tale pianta cresceva spontaneamente, poiché le popolazioni locali custodivano gelosamente il segreto di queste zone. In Tibet, poi, le antiche popolazioni locali la assumevano per meglio adattarsi all’altitudine e al clima rigido.
Il nome scientifico di Rhodiola Rosea, tutt’ora in uso, le venne attribuito da Linneo (Carl von Linné), il grande naturalista svedese padre della nomenclatura botanica binomia, nell’opera “La flora svedese”, verso la metà del 1700. Nella farmacopea svedese la Rhodiola è

presente fin dal 1754, e nel 1985 è stata riconosciuta come pianta medicinale ad azione anti- fatica. Anche i manuali medici tedeschi hanno preso in considerazione le virtù medicinali della Rhodiola rosea, che è inclusa anche nella Farmacopea Francese, ed anche in Inghilterra è utilizzata come rimedio tradizionale col nome di “lignum rodium” [9].

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