TIROIDITE DI HASHIMOTO : CASO CLINICO della dr.ssa Marossi Chiara


La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune in cui specifici anticorpi si legano alla tiroide e impediscono la produzione di sufficienti livelli di ormone tiroideo. Oltre a legarsi al tessuto tiroideo, gli anticorpi possono colpire altri organi o tessuti. Infatti la correlazione dell’Hashimoto con altre patologie autoimmuni non è rara.
La suscettibilità a sviluppare una malattia autoimmune è determinata da una combinazione di fattori genetici e ambientali, tra cui le infezioni virali, la sindrome dell’intestino permeabile (leaky gut syndrome), l’invecchiamento, lo stress cronico, gli ormoni e la gravidanza.
Gli esperti oggi credono che la leaky gut syndrome giochi un ruolo primario nell’instaurarsi un quadro di malattia autoimmune. La sindrome dell’intestino permeabile è una condizione patologica in cui la parete intestinale diventa più permeabile del normale. Questo significa che tra le cellule della parete intestinale ci sono spazi o pori più larghi. Questa barriera intestinale compromessa significa immunità compromessa, poiché permette a patogeni (batteri, virus, lieviti e funghi) così come ad allergeni o frazioni proteiche derivate dalla digestione del cibo di migrare attraverso questi pori allargati, venire a contatto col sistema immune da cui si possono generare anticorpi e circolare nel flusso ematico.
L’ipotiroidismo si può presentare con uno o più dei seguenti sintomi:
1. stipsi
2. stanchezza e letargia
3. aumento di peso
4. difficoltà a concentrarsi e nella memoria
5. sensazione di freddo
6. pelle ruvida, secca
7. capelli sottili e secchi
8. aumento del flusso mestruale
9. crampi muscolari e debolezza muscolare
10. PA bassa
11. Mani piedi e contorno occhi gonfi
12. Infertilità

Il trattamento dell’ipotiroidismo è una terapia vicariante ad opera di levotiroxina sintetica, che come tutti i farmaci può causare effetti indesiderati, specie se supera il personale limite di tollerabilità alla levotiroxina o se si assume troppo farmaco oppure se all’inizio della terapia la dose di levotiroxina viene aumentata troppo velocemente. Gli effetti collaterali sono i sintomi tipici dell’ipertiroidismo quali:

• aumento della frequenza dei battiti del cuore (tachicardia)
• palpitazioni
• aritmie cardiache
• angina pectoris
• mal di testa
• debolezza muscolare
• crampi della muscolatura scheletrica
• vampate di calore
• febbre
• vomito
• alterazioni del ciclo mestruale
• pseudotumor cerebri, cioè una condizione caratterizzata da cefalea, nausea, vomito
• tremore irrequietezza
• insonnia
• sudorazione eccessiva (iperidrosi)
• perdita di peso
• diarrea
• Agitazione

Dunque utile sarebbe riuscire a ridurre/sospendere il dosaggio di levotiroxina. CASO CLINICO
La paziente è una signora di 60 anni con diagnosi di tiroidite di Hashimoto nel 2016.
Si è presentata con i seguenti esami ematici: TSH 0.343, FT3 2.8, FT4 1.4. Assumeva 10 gocce di Tirosint tutti i giorni ma con importanti effetti collaterali: tachicardia, cefalea, malessere generale e aumento della pressione arteriosa.
Alla visita abbiamo impostato una dieta e dato 2 prodotti nutraceutici. In più abbiamo iniziato a scalare progressivamente le gocce di Tirosint dato che il TSH era piuttosto ridotto.
TERAPIA USATA:
Due prodotti nutraceutici, uno in capsule e uno in polvere:
Capsule contenuti (per 1 cps): Commiphora mukul Hook (resina) estratto secco 10% in guggulsteroni 125mg, Withania somnifera (L.) Dunal (radice) estratto secco 1,7% in whitanosidi 80mg, Coleus forskohlii (radice) estratto secco 10% in forskholina 75mg, Bacopa monnieri (L.) Pennell (rizoma) estratto secco 20% in bacosidi 25mg, gelatina naturale.
Dosi: 1 caps di ogni 10kg di peso, fino ad un massimo di 6 caps al dì, 15 minuti prima della colazione, del pranzo e della cena;
Polvere (Colostro bovino 10g; biossido di silicio) Dosi 1 misurino al dì, 5 minuti prima di colazione;

Studi mostrano come componenti specifiche del colostro possono dar beneficio a pazienti con malattie autoimmuni. Il colostro contiene infatti fattori in grado di regolare la risposta immunitaria, fattori di crescita utili nel riparare cellule danneggiate e sostanze

antinfiammatorie in grado di ridurre l’infiammazione che è alla base della risposta autoimmune.
Il colostro contiene polipeptidi ricchi in prolina (PRPs), anche conosciuti come colostrinina, un potente modulatore immunitario che può abbassare l’eccessiva risposta immunitaria riscontrata nelle patologie autoimmuni. Agisce impedendo l’iperproduzione di linfociti e stimolando la produzione di cellule T helper e suppressor.
La lattoferrina e le immunoglobuline, contenute in quantità significativa nel colostro, mostrano un’efficace azione nell’inibire virus e batteri nel corpo. Questa azione può essere importante nelle malattie autoimmuni che possono essere scatenate o peggiorate da invasori batterici e virali. La lattoferrina riequilibra la risposta immune umorale mediata dai linfociti T e B e inibisce la produzione locale di citochine proinfiammatorie.
I fattori di crescita del colostro hanno un’azione anti-infiammatoria e possono aiutare a riparare le cellule danneggiate dei tessuti colpiti dalla malattia autoimmune, ma anche le cellule intestinali danneggiate nella sindrome dell’intestino permeabile.
La Clinoptilolite-Zeolite naturale è un composto cristallino con una struttura di tetraedri di silicio che formano micropori. Nell’intestino, questi silicati possono agire come ad-sorbenti, scambiatori di ioni, catalizzatori, detergenti o agenti anti diarroici. Possiede una capacità di adsorbimento selettivo molto alta. Si lega a metalli pesanti ed evita la sovraccrescita di batteri patogeni.
Il secondo prodotto che ho utilizzato in terapia è un preparato erbale a base di Commiphora mukul, Withania somnifera, Coleus forskohlii, Bacopa monnieri.
Lo stress surrenalico cronico altera l’asse ipotalamo- ipofisi-surrene (HPA), che può sopprimere la funzionalità tiroidea. Molte piante adattogene modificano lo stress ipotalamico e pituitario e supportano la funzione surrenale. Alcune piante adattogene stimolano direttamente la funzionalità tiroidea, altre indirettamente. Fra le prime si trova la withania somnifera (Ashwagandha). Questa pianta contiene alcaloidi e saponine, che sono essenziali per attivare la via ormonale. Questi costituenti chimici sono coinvolti nell’aumentare la produzione di T4 e aiutano nella conversione di T4 a T3. La pianta ha inoltre delle proprietà antiossidanti.
La Commiphora mukul (Guggul) contiene oleo-resine contenenti Z-guggulsterone, che hanno una forte azione di stimolo sulla tiroide. Il guggulsterone aumenta sia la sintesi di T3 migliorando la conversione di T4 a T3 e la perossidazione lipidica epatica sia i livelli ematici di T3.
Il coleus o forskohlii è la pianta più utilizzata nell’ipotiroidismo, perché contine olii essenziali e terpeni, che stimolano la produzione e sintesi degli ormoni tiroidei.
Per quanto riguarda la dieta, ai pazienti verrà consigliata l’alimentazione prevista nel “piatto della salute” ideato dalla scuola di Harvard:

La dieta di Harvard verrà modificata con l’esclusione di glutine poiché fondamentale nel processo di guarigione dalla tiroidite è ridurre la risposta autoimmune. La struttura molecolare della gliadina, la porzione proteica del glutine, è molto simile alla struttura dei tessuti ghiandolari tiroidei. Quando la gliadina lascia l’intestino ed entra nel flusso sanguigno, viene riconosciuta come una proteina estranea all’organismo e stimola dunque la produzione di anticorpi. Questi anticorpi non colpiscono solo la gliadina ma anche il tessuto tiroideo. Eliminando il glutine al 100% dalla propria dieta si ridurrà la risposta anticorpale e permetteremo alla parete intestinale di guarire dall’infiammazione cronica. La guarigione dell’apparato intestinale riduce la permeabilità intestinale, riducendo il potenziale passaggio di frammenti proteici nel torrente circolatorio e causare una risposta autoimmune.

La paziente è stata rivista dopo 2 mesi di alimentazione corretta e cure fitoterapiche con scalo totale del Tirosint gocce. I valori ematici erano: TSH 2,73 ft3 2,7 ft4 1,39. Riferisce benessere generale. Non ha più avuto cefalea, palpitazioni e anche la pressione arteriosa si è normalizzata.

BIBLIOGRAFIA:
Herbal therapeutic treatments for hypothyroidism by Christa Sinadinos, Clinical herbalist – Northwest school for botanical studies
Colostrum & autoimmune disorders by John Balmier Herbal drugs for thyroid treatment – Anshita Gupta
Effects of zeolite supplementation on parameters of intestinal barrier integrity, inflammation, redoxbiology and performance in aerobically trained subjects
Manfred Lamprecht, Simon Bogner, Kurt Steinbauer, Burkhard Schuetz, Joachim F. Greilberger, Bettina Leber,Bernhard Wagner, Erwin Zinser, Thomas Petek, Sandra Wallner- Liebmann, Tanja Oberwinkler, Norbert Bachl, and Gert Schippinger

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