IPERTENSIONE: CURA INTEGRATA. CASO CLINICO DEL DR. DAMIATA GIOVANNI


Il signor MF, di anni 52, è un mio paziente da circa cinque anni; Non lo vedo spesso in ambulatorio: lavora a Verona, facendo il pendolare in treno. Partenza al mattino intorno alle 6, rientro a sera intorno alle 20; Il lavoro dirigenziale è piuttosto stressante, pieno di impegni e orari da rispettare. A pranzo mangia con relativa calma al ristorante vicino all’azienda, cibi sani, “leggeri” per non avere pesantezza e sonnolenza nel pomeriggio, in genere un secondo con contorno un panino o grissini e caffè.
L’attività fisica è un vago ricordo di gioventù, oggi non c’è più tempo a causa del lavoro e della famiglia, anche essa relegata alla sera tarda o al fine settimana.

Il signor MF si reca lo scorso Agosto da me perchè durante controlli casuali della pressione arteriosa, ha riscontrato valori elevati in più di una occasione, circa 170/95 stabili nei tre mesi precedenti: Gli impegni non gli hanno permesso di recarsi in ambulatorio prima, ma quando il riscontro era un pò preoccupante, si autosomministrava una mezza pastiglia di Ramipril 5 della moglie, “al bisogno”.
Quando giunge da me in visita, gli preannuncio che si dovranno fare alcuni accertamenti ematochimici e strumentali di base: non deve preoccuparsi eccessivamente, ma piuttosto cercare una mediazione fin da subito tra lo stile di vita attuale e la sua salute.
Riferisce di dormire abbastanza bene, con un cuscino sottile, di avere un pò di “mancafiato” solo quando accelera il passo o fa le scale.
Non ha familiarità per malattie cardiovascolari nè per diabete mellito. Ha sempre goduto di buona salute e non assume farmaci o integratori di sua scelta.
Fuma circa dieci sigarette al giorno, non beve alcolici. Non fa colazione al mattino a casa, ma un caffè con brioche in stazione all’arrivo a destinazione.
Un caffè a metà mattina, pranza come sopra detto, un caffè a metà pomeriggio e cena a casa, in genere un primo o un secondo con verdura e/o frutta.
Raramente si concede un dolce dopo cena.
Alla visita dell’ Agosto scorso il paziente è alto 172cm per 85 kg di peso, la circonferenza vita è 110.
La pressione arteriosa misurata in ambulatorio è 160/90 sulle due braccia, il cuore ha toni aritmici da verosimile extrasistolia di ndd, l’addome è globoso per adipe, non ci sono segni di scompenso cardiaco in atto.
Prescrivo esami ematochimici di routine con l’aggiunta di omocisteina, folati, vitamina B12 e vitìmina D e esame delle feci; Aggiungo elettrocardiogramma con ecocardiogramma, holter ecg, e visita cardiologica.
Consiglio da subito di astenersi dall’aggiunta di sale al cibo, limitare i caffè a due al giorno a stomaco pieno, di ridurre le sigarette a cinque al giorno in quanto la sospensione completa è “impossibile in questo periodo”…
Consiglio al mio paziente di ritagliarsi un minimo di trenta minuti per fare una leggera camminata in pianura, meglio nel verde, tre volte a settimana in attesa degli accertamenti.
Suggerisco inoltre di impegnarsi nello spegnere il cellulare almeno tre o quattro ore al giorno nel fine settimana: a una persona che, come lui, vive costantemente con l’auricolare indossato sembra già inverosimile questo!
Lo rivedo dopo circa dieci giorni con gli esami del sangue: si è impegnato bene nel miglioramento dello stile di vita, cerca di andare a letto presto e riesce a limitare i caffè e il sale, non il fumo per ora.
Gli esami ematochimici mostrano valori in parte soddisfacenti da un punto di vista”funzionale”, in parte invece più preoccupanti: la omocisteina a 14 e l’acido folico a 2 non mi tranquillizzano, quanto invece una glicemia di 88 con insulina a 5.
La funzionalità epatica, renale e tiroidea sono nella norma: le feci mostrano fibre carnee non digerite, segno probabilmente della fretta, della scarsa masticazione o di una scarsa funzionalità digestiva.
L’esame clinico mostra una pressione ancora intorno a 160/90 bilaterale con presenza di extrasistolia che il paziente avverte solo a riposo. La lingua è un pò patinosa, il riflesso pupillare è soddisfacente da ambo i lati e il polso e pieno e ritmico.
Per mia precedente mancanza aggiungo ora una valutazione ecodoppler dei trochi sovraaortici con valutazione della intima, anche se non sono udibili soffi carotidei.
Oltre al miglioramento dello stile di vita, non intendendo per ora dare terapia farmacologica, prescrivo invece del Biancospino soluzione idroalcolica 15 gtt per 3 al di in attesa degli accertamenti cardiologici.
Il BIANCOSPINO appartiene alla famiglia delle rosacee, ha un periodo balsamico intorno ad Aprile Maggio: se ne usano come droga le estremità fiorite e si può associare ad altre piante sinergiche come melissa, passiflora..
Il nome scientifico è Cratageus oxiacantha che significa fiore (anthos) acuminato (oxus) forte (kratos), si trova spontaneo nelle zone montane. Pianta perenne, alta anche alcuni metri, usata spesso per fare recinzioni naturali dei campi, ha fiori bianco rosa, profumati.
Nella antica Roma era il fiore dedicato alla dea Maia, Dea di Maggio, mese dedicato alla castità in cui non ci si poteva sposare: nel caso fosse stato necessario farlo si bruciavano rami di biancospino in onore della dea per chiedere perdono e placarne l’ira.
E’ una pianta ricca di flavonoidi tra cui l’ iperoside e la quercitina e terpeni tra cui l’acido crategolico. Ha anche amine cui si attribuisce la efficacia cardioattiva.
Utilizzato come cardiotonico (ottimo quindi nello scompenso cardiaco), ha anche un potente effetto antiipertensivo, vasodilatatore coronarico e arterioso e antiaritmico, oltre che ansiolitico.
Determina un effetto inotropo positivo, per la azione dei flavonoidi quali inibitori della c-amp-fosfodiesterasi; ha un effetto cronotropo negativo, dromotropo positivo, e batmotropo negativo riducendo la eccitabilità cardiaca.
Sembra avere anche un effetto inibitore sul enzima di conversione della angiotensina dando così un effetto antiipertensivo.
Sembra avere un effetto di inibizione della aggregazione piastrinica, quindi va usato con cautela nei pazienti scoagulati o a rischio emorragico.
Può essere invece associato a farmaci per disturbi cardiovascolari in genere, senza interazioni.
Normalmente non mostra effetti collaterali.
Il paziente ritorna dopo circa quindici giorni portando con sè gli accertamenti cardiologici: l’ ecg mostra una modestra extrasistolia sopraventricolare con rara extrasistolia ventricolare. L’ ecocardiogramma è nella norma con buona frazione di eiezione e il cardiologo ritiene di cominciare una terapia con ramipril 5 mg da rivalutare a distanza nel dosaggio. Anche il fondo dell’occhio è nella normalità.
Il paziente è però restio a cominciare la terapia, perchè gli “è noto che quando si comincia non si può più interrompere”: gli spiego che in realtà non è così e che anche io concordo nel cominciare con questo specifico farmaco dato l’alto rischio cardiovascolare; Ovviamente insisto sull’ adeguamento dello stile di vita, sull’ abolizione del fumo, sul ripristino di una attività fisica costante e aerobica.
Dopo circa 20 giorni la pressione inizia a essere su valori di 140/85, con Ramipril 5 a posologia mezza per due volte al giorno e biancospino 15 gtt per 3.
Rivedo il signor F dopo circa tre mesi dal primo incontro e ora insiste nel voler togliere la pastiglia, dato l’impegno che ha messo nel calare di peso , ora sui 78 kg, nel ridurre il fumo a “due sigarette dopo i pasti col caffè” e nel camminare “almeno il Sabato e Domenica”.
Propongo allora al paziente di mantenere per ora la terapia convenzionale come prescritta dal cardiologo integrandola con una detossificazione epatica mirata con Crisantellum Americanum. Si sarebbe sicuramente dovuta cominciare prima, ma essendo lunga e “impegnativa” anche nella specifica posologia (mediamente sei cps al di) ho preferito che l’impegno del paziente si concentrasse più sullo stile di vita che sulle capsule da assumere.
Ora però è il momento giusto, penso io, spinto dalla insistenza del paziente nel togliere la terapia convenzionale e dai buoni risultati della sua volontà.
In realtà quando spiego che pianta userei e il dosaggio in 6 capsule al di per circa tre mesi, il paziente vede un pò la prospettiva troppo impegnativa.
Gli suggerisco allora di provare ad associare una tisana detossificante e diuretica da bersi al mattino in ufficio e questa mia proposta viene accettata.
Prescrivo allora Olivo foglie, Ortica totum, betulla foglie, taglio tisana parti uguali.
L’ OLIVO, nome scientifico Olea europea, viene utilizzato come foglie, nei suoi componenti eterosidi, olivamarina, flavonoidi, e terpeni.
Agisce come vasodilatatore periferico, diuretico oltre che blando antireumatico.
L’ ORTICA , nome scientifico Urtica dioica, famiglia delle urticacee, nella sua ricchezza in eterosidi flavonoidi, lignani, triterpeni, vitamina C viene utilizzata come pianta intera.
Ha una azione diuretica, uricosurica, antireumatica e depurativa sul sistema gastrointestinale e in particolare sull’ apparato urinario .
La BETULLA , nome scientifico Betulla alba, della famiglia delle betullacee, ricca in flavonoidi (tra cui la quercitina che ritroviamo nel biancospino e in altre piante attive sul sistema cardiovascolare), sesquiterpeni, vitamina c, viene utilizzata come foglie, per la sua azione diuretica, antiurica, epatostimolante e ipocolesterolemica.
La tisana, non è certamente la forma di somministrazione di fitoterapici più scientifica e precisa, ma talvolta a mio parere è più confacente ai pazienti per la cura che devono mettere nel prepararla e nel vederla come un aiuto più “naturale” rispetto alle stesse doghe utilizzate in capsule, gocce etc.
Anche nel caso del mio paziente è stata ben accetta nella misura di circa 750 ml (tre tazze) sorseggiata nella giornata, dalla mattina al dopo pranzo.
Attualmente il paziente sta bene, continua la sua terapia convenzionale con ramipril integrata alla fitoterapia. La pressione è rientrata nei valori sotto i 140 /80 con un grande miglioramento soprattutto nei fattori di rischio e nello stile di vita.
Sarà probabile che nel periodo primavera estate si possa ridurre o sospendere il Ramipril a dimostrazione di una efficace sinergia e interazione tra Medicina convenzionale e non convenzionale”.

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